SPORT E POSTURA
Sport e Postura la sinergia vincente.
Troppo spesso assistiamo nello sport dove l’atleta si porta la mano alla coscia o ad una spalla, oppure ad un ginocchio e chiede di essere sostituito.
Questo può accadere dopo un tiro potente ma, anche dopo una corsa in accelerazione oppure un salto.
Osservando, la muscolatura di questi atleti professionisti è molto trofica e tonica pertanto non possiamo certo parlare di debolezza della muscolatura.
Dobbiamo quindi constatare che esistono delle retrazioni e degli accorciamenti muscolari profondi e delle posture compensatorie che compromettono il gesto atletico.
Queste problematiche di origine posturale possono essere facilmente indagati con alcuni test di flessibilità o con dei test posturali specifici.
Si può migliorare l’estendibilità muscolare e posturale?
Un atleta che ha incrementato in maniera ottimale l’estendibilità muscolare e posturale, non solo riesce a prevenire qualsiasi genere di infortuni, ma produce un gesto tecnico, economico ed efficace.
Purtroppo ancor oggi si ricorre nella preparazione atletica con un uso eccessivo dello stretching classico che non evita i compensi.
Infatti un tentativo di stiramento della nuca comporta un’accentuazione della regione lombare.
Un muscolo che si irrigidisce è indissociabile dalla catena muscolare alla quale appartiene.
Per allungarlo è indispensabile tirare alle due estremità di questa catena impedendo tutte le compensazioni.
Ciò implica che solo stiramenti globali possono essere realmente efficaci.
Da qui; un muscolo “caldo” diventa per qualche istante più elastico (e questo rende provvisoriamente l’allungamento più facile), ma questo ritornerà, raffreddandosi, alla sua lunghezza originale.
Pertanto si tratta di un allungamento effimero, a differenza della
“messa in tensione globale” della muscolatura (“a freddo”), che permetterà di guadagnare una lunghezza in concreto che si conserverà successivamente.
Le scuole posturali.
Esistono tre grandi scuole posturali:
‐ francese: approccio Mézières, Souchard, Metodo delle tre squadre;
‐ l’australiana: approccio Mc Kenzie;
‐ e la Back school.
La scuola francese rappresenta il lavoro principale sia a livello qualitativo che quantitativo.
Il grosso merito del metodo Mézières consiste nel fatto che esercita contemporaneamente un’azione sul muscolo e sul dolore, e sul bloccaggio articolare riducendo la rigidità muscolare.
La scuola australiana, approccio Mc Kenzie, e la Back school, in associazione alla Mézières consentono di ottenere buoni risultati con atleti che presentano rigidità alle catene muscolari.
Tuttavia si possono proporre alcune posture statiche (come quella classica da supini, gambe a squadra) anche tutti i giorni per 10
minuti.
Rimane fondamentale la seduta settimanale di un’ora poiché alcune posture
vengono mantenute a lungo (anche 30 minuti per una sola postura).
La messa in tensione della muscolatura avviene in maniera lenta e progressiva pertanto si inizia sempre da 10 minuti per poi aumentare, senza mai forzare.
Queste posture saranno assunte dal’atleta sotto il controllo costante del Posturologo con una partecipazione determinante del soggetto.
Basi tecniche.
Le basi tecniche del nostro metodo si possono sintetizzare in tre concetti:
‐ tensione;
‐ progressione;
‐ rilasciamento.
La tensione fisiologica si può ottenere solo attraverso la postura e deve andare al limite dell’estendibilità muscolare senza superarla.
Bisogna quindi rimanere in uno stato fisiologico normale, obbligando il tessuto (la cui tendenza è di ritornare al suo punto neutro di tensione) a vincere le barriere che impediscono questo ritorno.
L’apprendimento consente di giungere a delle posture ad angolo retto, in cui occipite‐scapole‐sacro sono allineati.
Il grande merito di questo metodo consiste nell’aver distinto tre fasi indispensabili per il preparatore che deve operare attraverso una progressione didattica ben definita: fase passiva, fase attivo‐passiva, fase attiva.
La progressione, inoltre, deve rispettare alcuni parametri:
‐ tempo;
‐ forma della postura;
‐ rapporto con il dolore;
‐ e il rapporto con la catena algica.
Quest’ultimo fattore è di primaria importanza, perché il dolore può avere una evoluzione ascendente o discendente.
L’atleta che inizia un lavoro per una lombalgia, avrà probabilmente in passato sofferto di una cervicalgia che è la vera causa del problema ed
all’origine dell’evoluzione discendente.
Il dolore presente in quel momento infatti, è raramente il punto di partenza del problema.
In un processo discendente si comincerà quindi da un allineamento sacro‐scapole.
Viceversa in un processo ascendente si comincerà da un allineamento scapole‐occipite.
In entrambi i casi si andrà dall’effetto alla causa, dal problema secondario al problema primario, dal compenso alla lesione iniziale.
Il rilasciamento psico‐muscolare.
Tutto il lavoro di messa in tensione e tutti gli esercizi devono essere accompagnati da una espirazione cosciente e controllata.
Bisogna quindi ricercare quello che gli autori francesi definiscono un “rilasciamento globale espiratorio”.
Questa espirazione non è di facile comprensione, molti atleti si ostinano ad eseguire una espirazione forzata, coinvolgendo così la muscolatura dinamica (gli obliqui).
Bisogna insegnare al soggetto di non fare altro che un “sospiro espiratorio”, continuando a soffiare fuori l’aria lentamente, anche
quando crede di aver terminato l’espirazione.
Considerazioni.
Nel programma di lavoro che comprende tutta la stagione agonistica, è importante individuare dei momenti per inserire le metodologie posturali nel piano delle attività.
Il lavoro di “messa in tensione della muscolatura” deve essere
diverso da atleta ad atleta, poiché un medesimo esercizio posturale assume un significato diverso per l’uno rispetto all’altro.
Chiaramente questo dipende dalle diverse rigidità delle catene muscolari: in una squadra di venti persone si possono individuare quattro o cinque gruppi omogenei, facendo tuttavia attenzione alla risposta del singolo.
È auspicabile un’inversione di tendenza che induca gli atleti alla “presa di
coscienza” del proprio corpo, per conoscerne i limiti e le possibilità, attraverso tecniche posturali finalizzate al raggiungimento della forma fisica ottimale.